Portella della Ginestra: Un Monumento di Land Art

Il monumento “Memoria della Strage di Portella della Ginestra” è un’opera d’arte che simboleggia arte, natura e memoria sacra. Realizzata nel 2002 dall’artista siciliano Alfredo Romano, il monumento è dedicato all’eccidio di undici lavoratori e contadini avvenuto il 1° maggio del 1947 sul passo montano della Portella della Ginestra, durante la ricorrente manifestazione della festa dei lavoratori.

Questa è un’opera di Land Art in cui l’ambiente stesso diventa parte integrante del monumento, creando una fusione armoniosa tra arte e natura.

In quest’opera, la combinazione degli elementi naturali e la disposizione di massi di roccia grezza richiamano l’antica sacralità degli altari megalitici. Queste strutture, come i celebri menhir e dolmen disseminati in Europa, utilizzavano grandi pietre disposte in cerchi o file per creare uno spazio sacrale, fungendo da ponte tra il mondo fisico e quello spirituale.

Arte natura memoria sacra:

Un monumento tra Memoria e Arte

Nel memoriale della Portella della Ginestra le rocce, collocate con attenzione, si presentano pure, senza alcuna scultura o intervento artistico, caratteristica di un luogo pensato per custodire una memoria sacra. Esse rappresentano una presenza silenziosa, un simbolo delle vite spezzate durante la strage del Primo Maggio del 1947.

Solo in qualche roccia è possibile scorgere delle scritte incise, proprio per contribuire a sottolineare il carattere commemorativo e simbolico dell’opera.

Quest’opera, che unisce arte, natura, memoria sacra arriva direttamente al cuore e alla mente delle persone, invitandole a percorrere il luogo in punta di piedi con rispetto per la memoria delle vittime e per il significato storico e simbolico del luogo.

La sua presenza, la configurazione delle rocce e l’atmosfera sacrale che diffonde richiamano alla mente un forte parallelismo con il santuario di Stonehenge.

In entrambi i luoghi, seppure lontani per tempo e cultura, le pietre sembrano essere state disposte non solo per onorare la terra, ma anche per connettersi con il passato e le memorie che custodiscono.

La strage di Portella della Ginestra

A Purtedda di la Ginistra
lu suli ccu li spini aspittava
e li terra alluccava scumpigghiata.
Li viddani parianu nivi a muntagna
spagnuti e suli nta la so spiranza
di braccia chi si alzavanu pi cantari.

C’era sciatu di funtana
nta l’aria di festa e primu di maju
e ni l’occhi di l’omini c’era vuci
chiù granni di li picciotti morti
e c’era un cori chianciutu chi vuliva parrari
.

Ma la nivi d’un colpu
si fici sangu di vientri sparati
e lu suli si ficiru menzu li spini
e cchianciu ccu tutta la petra.

Nta la silenziu di morti
ca cummattiu ccu li vivi
ci fu lu granni chiantu di la terra
ca grapiu li brazza e strinciu
li fimmini chiancenti e li picciotti morti.

A Purtedda di la Ginistra
nasci l’amuri e mori la spranza
nasci la vita e mori lu cori
e un ventu s’adduna supra lu sangu
e l’erba crisci chiù grassa
supra lu cori di li picciotti morti.

(Ignazio Buttitta)