Foto di Giorgio Vitanza
L’Etna con la sua altezza variabile intorno ai 3.300 metri è il vulcano più alto d’Europa e uno dei più attivi al mondo, ed è situato sulla costa orientale della Sicilia, vicino alla città di Catania.
Siamo arrivati il mattino di un giorno d’estate la sua magnificenza e la sua maestosità, sino ad allora conosciuti per sentito dire, ci hanno subito catturati.
Armati di zaino e scarpe da trekking abbiamo iniziato ad avanzare lungo i sentieri inerpicati tra i boschi e i frutteti sino ad arrivare a quote più alte e scoprire una veduta spettacolare di paesaggi lunari tipiche dell’azione lavica.
Già il giorno dopo l’Etna dava segni della sua vitalità, ci siamo sentiti fortunati di essere lì proprio in quel momento, e la sera siamo stati testimoni di tutta la potenza e l’esplosione di cui è capace.
L’aria circostante era coperta da un miscuglio di odori diversi si sentiva l’odore di zolfo mescolato all’odore della cenere vulcanica insieme all’odore della vegetazione che bruciava.
Per ragioni di sicurezza eravamo a 100 metri dal cratere, un alone di fumo si erigeva sopra “a Muntagna” affettivamente chiamato dalla gente del luogo, e la lava incandescente si versava lungo i suoi fianchi. Un’esperienza indescrivibile di fascino, sgomento e di paura, una sensazione di inferiorità rispetto a qualcosa di grande e incontrollabile.
L’ambiente del Vulcano è protetto dal Parco dell’Etna, che ne tutela la biodiversità e promuove attività sostenibili come l’escursionismo e la visita ai crateri.
‘A Muntagna, è’ come una creatura possente e antica, che dorme e si risveglia periodicamente con una forza inarrestabile.
Come un drago addormentato, sembra pacifico, ma sotto questa tranquillità apparente, c’è sempre una tensione, una forza latente pronta ad esplodere.
Vista quasi come un’entità viva è capace di evocare sentimenti profondi di rispetto e timore.
La sua maestosità e la sua forza primordiale, hanno catturato l’attenzione di grandi scrittori siciliani, che ne hanno celebrato, con parole che colgono sia i momenti di quiete, quando si erge come un guardiano silenzioso dell’isola, sia i suoi momenti più terribili, quando si scatena con eruzioni devastanti, la bellezza e la potenza naturale.
La poesia che segue evidenzia il profondo legame degli abitanti con la loro terra, che, nonostante i pericoli, rimane oggetto di amore e devozione.
‘A muntagna
Etna, supra di tia lu cielu è turchinu,
e sutta la tò vesta c’è lu focu!
Ora t’addormi e pari nu picciriddu,
ora t’arruspigghi e si’ jocu di focu.
Scinni a valanga tuttu focu e fiamma,
e chini di ‘nfilici la ciumara.
E lu poviru cori ca t’arrama,
d’un lampu affogghi senza nudda cira.
Ma a terra tua, puru quannu è maligna,
non si po’ fari a menu di vulilla:
chianci, ma poi ti stringi e ti raccogli,
si la terra t’arridiri e s’arridilla.
Nino Martoglio
Foto di Giorgio Vitanza